Lidia Menapace: se ne è andata una voce libera della nostra storia
Noi di Cassa Padana l'abbiamo incontrata qualche anno fa Lidia Menapace. Con noi c'erano gli amici dell'Istituto Cervi con cui la nostra banca ha sempre avuto tante collaborazioni. Ancora oggi sediamo nel consiglio di amministrazione. Ma quel giorno a Bolzano eravamo lì per un progetto comune che ci ha legato per molti anni: Memorie in cammino.
E' morta questa notte Lidia Menapace, ex senatrice, partigiana, femminista, appassionata politica. Aveva 96 anni e da alcuni giorni era ricoverata per Covid nel reparto di malattie infettive dell’ospedale di Bolzano dove viveva da molti anni.
Con lei se ne va una delle ultime partigiane combattenti, una voce sempre libera, tenace punto di riferimento della lotta per le donne, per i diritti di tutte e tutti, per la pace.
Se ne va un'anticipatrice come la chiamano Monica Lanfranco e Rosangela Pesenti nella loro Enciclopedia delle donne.
Anticipatrice perché Lidia Menapace è sempre stata in prima fila nell’immaginare il nuovo. Perché all’improvviso, nei suoi interventi, tirava fuori dal cuore possibili altre strade, altri mondi, altre soluzioni.
Noi di Cassa Padana l'abbiamo incontrata qualche anno fa Lidia Menapace. Era un giorno d'estate. Bolzano era caldissima. E lei ci aveva ricevuto nella sua bella casa straripante di libri per raccontare la sua vita da partigiana, da lottatrice, da antifascista e femminista.
Con noi di Cassa Padana c'erano gli amici dell'Istituto Cervi di Gattatico, Reggio Emilia. Con l'Istituto la nostra banca ha sempre avuto tante collaborazioni. Ancora oggi sediamo nel consiglio di amministrazione.
Ma quel giorno a Bolzano eravamo lì per un progetto comune che ci ha legato per molti anni: Memorie in cammino, un luogo virtuale che raccoglie oggi quasi 1200 fonti fra testimonianze, video, documenti, immagini dell'Italia fra il 1922 e il 1945.
Quel giorno d'estate, la partigiana Lidia ci fece partecipe dei suoi ricordi fra cui l’episodio che determinò il suo ingresso nella Resistenza novarese.
Alla domanda posta da due giovani: “Voi da che parte state?”, Lidia e la sorella Isa non ebbero dubbi sulla risposta da dare: “Noi NON stiamo dalla parte dei nazifascisti che hanno portato via il nostro papà!”.
È così che Lidia ebbe il primo incontro con il movimento partigiano, sulla strada da Suno a Novara che ogni giorno percorreva con la sorella per andare a scuola.
Grazie poi all’aiuto di don Girolamo Giacomini, suo professore di religione al liceo, Lidia entrò in contatto con il Comitato di Liberazione Nazionale e ne divenne staffetta con il compito di fare da collegamento con i gruppi partigiani delle tre valli della provincia di Novara: la Valsesia,la Val d’Ossola e la zona del Lago Maggiore .
Lidia Brusca (Menapace è il cognome del marito Nene, medico trentino) la prima volta era nata a Novara nel 1924. La seconda quando divenne giovanissima staffetta partigiana, con il nome di battaglia Bruna, nella formazione della Val d’Ossola.
“Sono rimasta partigiana tutta la vita, perché farla è una scelta di vita“ ci disse quel giorno, fra un sorriso e un abbraccio.
La laurea a 21 anni , nel 1945, con il massimo dei voti in letteratura italiana. Quel giorno un professore la lodò dicendo che il suo lavoro era “frutto di un ingegno davvero virile”. Naturalmente Lidia non l'accettò, ma alla sua replica venne bollata come “un’isterica”.
Dopo la guerra, l'impegno con la Fuci – Federazione Universitaria Cattolica Italiana, l'elezione nel 1964 nel Consiglio provinciale di Bolzano con la Democrazia cristiana.
Poi prima donna ad entrare nella giunta provinciale, come assessora per affari sociali e sanità.
Nel 1968 lascia la Democrazia cristiana, si professa marxista e perde ogni possibilità di fare carriera all’università Cattolica dove già insegnava.
Nel 1969 è tra i fondatori nel primo nucleo de “Il Manifesto” e nel 1973 è tra le promotrici del movimento Cristiani per il Socialismo. La sua carriera politica culmina e si conclude il 2006 e il 2008 come senatrice di Rifondazione comunista. Ma non si esaurisce.
Nel 2011 entra nel Comitato Nazionale dell’Anpi.
Nel 2013 venne lanciata una raccolta firme perché fosse nominata senatrice a vita. In quell'occasione, Monica Lanfranco, fra le promotrici, scrisse: “E’ probabilmente la miglior testimonianza di come il Paese nel suo complesso, e la sinistra in particolare, non sappia valorizzare i suoi talenti”.
Senatrice a vita Lidia Menapace non lo diventerà mai.
La partigiana Lidia era una pacifista senza se e senza ma. Credeva in una politica di pace.
Con l'associazione “Rosa Luxemburg” volle "costruire una cultura politica che escluda la guerra come strumento per il governo dei conflitti. Rosa con i suoi scritti e la vita ci fornisce tracce di pensiero e pratiche di azione di grande respiro e attualità, anche per una ipotesi rivoluzionaria non leninista-militarista ma sociale e quasi senza stato. E anche molti suggerimenti di analisi economica. Rosa era ebrea, come si sa, e quando fuggì dalla Polonia nativa, che era sotto gli Zar, per andare in Germania fu preceduta dai suoi compagni del partito socialista polacco con una lettera ai compagni del partito socialdemocratico tedesco in cui si diceva: “arriverà da voi Rosa Luxemburg, non lasciatevi sedurre da quella ragazzotta ebrea polacca”: carini,no?”.
Buon viaggio partigiana. Porta con te la tua amata bicicletta. Ti ha portato su e giù per le valli, con coraggio e tenacia. Ora ti servirà per cavalcare le nuvole.