Le aziende cremonesi e la sfida della crescita: da Cassa Padana gli strumenti per scommettere sulla finanza strutturata
“Come banca locale ci siamo interrogati su come e dove trovare soluzioni per sostenere le realtà del territorio. E abbiamo avviato un progetto a sostegno delle aziende. Ci siamo messi al servizio delle aziende perché siamo una banca del territorio e perché al cambiamento sopravvivono solo le specie che meglio ci si adattano. Questo vale per le aziende così come per le banche”.
Cremona e la sua provincia contano oltre 25mila aziende. Di queste solo due 2 sono quotate e l'ultima ha fatto il suo ingresso in Borsa solo da pochi mesi.
Eppure il cremonese è forte di un settore agricolo e agroalimentare importante che avrebbe tutti i numeri e la capacità di fare il grande salto. Ma come?
Alcune risposte e molte riflessioni sono giunte dal convegno “Nuove dinamiche di crescita aziendale. L'esperienza del territorio e degli imprenditori come guida al cambiamento” organizzato da Cassa Padana, fortemente radicata nel cremonese dove ha due filiali in città e in provincia è presente a Cella Dati, Gadesco, Gussola, Martignana di Po, Pescarolo ed Uniti, Torre de Picenardi.
Il convegno è stato ospitato nelle sale dell'Università Cattolica e ha visto la partecipazione di almeno 150 persone.
Il focus degli interventi, numerosi e qualificati, è stata la consapevolezza che oggi più che mai è necessario affrontare al meglio il mercato globale anche accedendo a nuovo capitale destinato agli investimenti e allo sviluppo dell'azienda. Perché in quest'epoca fluida e complessa il solo credito bancario rischia di non essere più sufficiente.
“La spinta al cambiamento” ha esordito Nicola Ferrari, responsabile Corporate di Cassa Padana, “è diventata ancora più complessa a causa prima dell'emergenza pandemica e oggi della crisi geopolitica.
Come banca locale ci siamo interrogati su come e dove trovare soluzioni per sostenere le realtà del territorio. E abbiamo avviato un progetto a sostegno delle aziende. Ci siamo messi al servizio delle aziende perché siamo una banca del territorio e perché, come spiegava Darwin, al cambiamento sopravvivono solo le specie che meglio ci si adattano. Questo vale per le aziende così come per le banche”.
“Vi siete chiesti perché ci troviamo qui, in questo incontro di corporate finance organizzato da una banca?” ha aggiunto Sergio Simonini che di Cassa Padana è consulente.
“Perché è necessario mettere assieme finanza alternativa e finanza tradizionale. Perché l’imprenditore è sempre più solo nel fare scelte per il futuro della sua azienda.
E perché una banca che è stata in grado nel tempo di costruire un rapporto fiduciario con le aziende clienti, oggi ha deciso di dare risposta alle esigenze dell’imprenditore avvalendosi di advisor qualificati che sono in grado di trovare soluzioni adeguate e personalizzate nel cosiddetto corporate finance. Ciò significa aggregazioni, vendite, private equity, finanza stabile alternativa alla banca”.
E' questo l'obiettivo di Cassa Padana che lo scorso autunno ha avviato un progetto e una serie di accordi e alleanze, con un respiro e una rete anche internazionali, che oggi sta dando i primi frutti come ha illustrato Sandra Bassi, referente di Cassa Padana per la Finanza strutturata.
“Il progetto Corporate Finance di Cassa Padana comprende accordi con diverse società in grado di dare risposte a specifiche esigenze” ha spiegato Bassi. E ha aggiunto: “Perché siamo nel momento giusto per inserire nelle aziende la finanza «stabile» / equity, non debito? Perché i costi di energia e delle materie prime sono sempre più elevati e le rate dei mutui COVID sono in scadenza. Tutto ciò drena liquidità mentre la finanza stabile serve allo sviluppo o a riequilibrare la situazione aziendale.
A questo scenario vanno aggiunte le problematiche del passaggio generazionale, che nei prossimi 10 anni interesserà metà delle aziende italiane, dell'inflazione, della globalizzazione legata alla dimensione aziendale e delle opportunità di crescere per linee esterne”.
Fra le società partner di Cassa Padana ci sono Advisor srl, che da oltre 20 anni si occupa di sostenibilità con il compito di aiutare le PMI nella redazione della dichiarazione non finanziaria e del bilancio di sostenibilità;
Elite, il programma sviluppato all’interno di Borsa Italiana a partire dal 2012, a supporto delle piccole e medie imprese del nostro Paese, propedeutico per le aziende che vogliono crescere in modo più strutturato e pianificato;
Neosperience Spa, PMI innovativa , quotata Euronext Growth Milan, che nasce con l’obiettivo di promuovere l’innovazione e offrire alle PMI e consulenti nuovi servizi e strumenti digitali, grazie all’utilizzo della più avanzata tecnologia di Intelligenza artificiale;
The European House Ambrosetti, un Gruppo professionale fondato nel 1965 che ha progressivamente sviluppato numerose attività in Italia, in Europa e nel mondo nel campo della consulenza strategica e operativa, dell’aggiornamento professionale e della ricerca;
Vedrai Spa, start up fondata da Michele Grazioli, 26 anni, che sviluppa agenti virtuali che grazie a modelli di intelligenza artificiale permettono di simulare l’impatto delle decisioni sui risultati aziendali. L’ambizione, in questo caso, è quella di portare l’Intelligenza Artificiale nelle PMI, per sostenere gli imprenditori nel processo decisionale e rendere cosi il loro futuro meno incerto.
Fra le numerose partnership avviate da Cassa Padana in questi ultimi nove mesi c'è anche quella con Equita K Finance che ha visto al convegno l'intervento del suo amministratore delegato, Giuseppe Grasso.
“L'agro alimentare diventa attrattivo perché è un settore resiliente che si adegua all'inflazione perché la domanda è elastica. Alla fine è più stabile e sicuro di altri settori”, ha spiegato Grasso, aggiungendo: “Investire nell’agroalimentare ha un buon livello di stabilità e una minore volatilità sul mercato”.
A chiudere l'incontro è stato Stefano Monferrà, docente di Economia degli intermediari finanziari alla Cattolica.
“Come docente vedo le cose con equilibrio e distanza” ha detto, “la finanza straordinaria per un'azienda è come passare dalla serie C alla serie A. Serve anche uno sforzo culturale per poter fare il grande salto. Ma è un'operazione che molte aziende dovrebbero fare. Anche perché gli anni che dovremo affrontare saranno difficili.
Ci troveremo in scenari di tempeste finanziarie ed economiche. Il sistema nel quale le aziende operano è volatile e se possiamo pensare a una crescita, dobbiamo vederla nell’export, a migliaia di chilometri da casa: nel lungo termine, là dove passeranno i flussi commerciali a livello globale, una autostrada che legherà Cina, Europa e Stati Uniti”.
Il convegno organizzato da Cassa Padana ha presentato anche le case history di alcune aziende. Fra queste il gruppo Newlat Food di Reggio Emilia e il Consorzio del Casalasco.
La Newlat Food è una società nata dalla famiglia Mastrolia negli anni '90 del secolo scorso con l'obiettivo di costruire una piattaforma acquisendo vari marchi della vecchia Parmalat e altri brand italiani e tedeschi. Ci sono voluti circa 20 anni per costruire la piattaforma e a quel punto la Newlat avrebbe potuto continuare a fare acquisizioni.
L’intuizione, invece, è stata quella di iniziare un nuovo percorso per traghettare la società in nuova fase: IPO a fine 2019, quindi raccolta di capitale per la crescita che ha guidato la società verso la quotazione.
Anche la quotazione è stata vista come punto di partenza e non di arrivo. La società ha infatti adeguato la governance interna. Dopo la quotazione, Newlat ha potuto attrarre nuove risorse da reinvestite in OPAS centrale del latte consentendo un'ulteriore crescita.
Il Consorzio casalasco del pomodoro è una realtà storica del territorio cremonese nata nel 1977 e con sede a Rivarolo del Re. Raccoglie 560 aziende riunite per offrire non solo il frutto della coltivazione, ma anche il prodotto lavorato e pronto all'uso. Opera in un contesto, l'area mediterranea, in cui l'Italia è leader e in cui la Casalasco produce ogni anno 560mila tonnellate di pomodoro fresco. Quello del pomodoro è un settore che ha vissuto aggregazioni e incorporazioni.
Il Consorzio casalasco dopo un cambio generazionale che ha portato ad aggregazioni, acquisizioni di marchi e aziende, diversificazioni, arriva al 2007 con l'acquisizione di POMì e nel 2017 con quella di De Rica.
A fine 2018 viene costituita la Casalasco holding che si proiettata subito verso una visione di lungo periodo che nel 2021 ha portato alla costituzione di Casalasco società agricola SPA.
L'azienda conta oggi tre stabilimenti produttivi dove si lavorano i pomodori – che rappresentano il 70% dei ricavi - e dove ognuno si è specializzato anche in altri prodotti. A fianco degli stabilimenti ci sono le aree logistiche. Il Consorzio casalasco è molto noto ai grandi gruppi ed è il riferimento per i brand internazionali. Non a caso è presente in oltre 60 paesi del mondo.