11 gennaio 2021
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"Al lavoro per una banca sempre più forte e con fiducia nel futuro”

Nonostante la pandemia e la crisi economica, Cassa Padana è uscita dal 2020 ulteriormente rafforzata con numeri che vanno oltre gli obiettivi. Intervista al direttore generale.

Andrea Lusenti Direttore Generale Cassa Padana

Oltre quattro miliardi di montante complessivo. Di cui un miliardo e quattro di impieghi. Nonostante la grave situazione, la crisi economica e la pandemia che ha portato dolore e perdite e che ha condizionato e rivoltato il mondo intero, Cassa Padana è uscita dal 2020 ulteriormente
rafforzata e con numeri che vanno oltre gli obiettivi.

Un anno impegnativo, lo definisce il direttore generale Andrea Lusenti. Ma di grande soddisfazione, aggiunge. Perché oltre ogni difficoltà, che sono state tante, il territorio ha risposto bene. E la banca ha confermato la sua missione di vicinanza a soci e clienti. Nonostante le norme di distanziamento, la possibilità ridotta di recarsi allo sportello e la conseguente scelta di affidarsi al web e alle soluzioni informatiche per le ordinarie procedure bancarie, il contatto umano non è mai venuto meno.

Così come la relazione fra i clienti e la banca. Grazie alle videochiamate, alle video conferenze, all'organizzazione di Cassa Padana che prevede un gestore specifico per ogni cliente.

“Da marzo in poi la pandemia ha ovviamente condizionato il lavoro della banca”, spiega Lusenti. “Abbiamo fatto tutto il possibile per restare vicini ai clienti. A intervenire là dove la pandemia ha causato sospensione dell'attività. A rassicurare la presenza della banca anche e soprattutto, oserei dire, in questo straordinario momento di difficoltà.

Per evadere le tante nuove pratiche arrivate in banca grazie alle norme del Governo a sostegno di imprese e famiglie, abbiamo creato un gruppo di lavoro in grado di sostenere i colleghi impegnati in questo settore.

Che, per dirla chiaramente, non ha avuto alcun automatismo: ogni pratica, ogni posizione, ogni scelta è stata oggetto di attenta e necessaria indagine. Non poteva essere diversamente”.

Nonostante tutto questo lavoro che si è aggiunto all'ordinaria amministrazione, Cassa Padana è cresciuta.
Esatto. L'attività commerciale non si è fermata. Anzi. E tutto ciò denota il grande senso di maturità della nostra struttura. Oggi l'attività caratteristica è in equilibrio. Dobbiamo e dovremo fare di più, ma quello raggiunto è già un buon risultato.

In un'epoca di tassi bassi, credito difficile, accantonamenti esasperati, non è facile per una banca trovare un margine di redditività.
Purtroppo è così. Lo facciamo concentrando parte del nostro lavoro sulle attività accessorie, come il settore assicurativo e la gestione del patrimonio.

Operazione non facile oggi che la mancanza di una visione serena e di fiducia nel futuro portano famiglie e imprese a non esporsi. A risparmiare. Temendo tempi ancora più bui.

La crescita del risparmio ci preoccupa. Soprattutto sul fronte delle imprese. Significa che non sono stati fatti investimenti. Che si sta fermi in attesa di vedere cosa succede. C'è troppa incertezza nel futuro. Ma io sono positivo. E vedo il 2021 come un'occasione vera per rimetterci in moto.

Le vaccinazioni ci aiuteranno a uscire dalla pandemia. La fiducia ritornerà nelle nostre case. Avremo bisogno di un periodo di convalescenza per riprenderci, d'accordo, ma sono certo che ce la faremo, ne verremo fuori, come abbiamo sempre fatto.

Gennaio 2021. Siamo a due anni dall'attuazione della Riforma del credito cooperativo e dall'avvio dei gruppi. Due anni dal “matrimonio” con la capogruppo Cassa Centrale Banca.
Siamo molto soddisfatti di questa scelta. Da una parte la nostra solidità ci consente una buona autonomia, dall'altra vediamo l'importanza delle sinergie messe in atto.

La preoccupazione semmai è quella di sempre: la forte invadenza e intransigenza della Vigilanza anche in un periodo come questo in cui ci vorrebbe un po' di elasticità per andare incontro alle famiglie e alle piccole e medie imprese che sono il cuore della nostra attività e di tutto il credito cooperativo.

E'il principio di proporzionalità che viene meno. Le nostre banche non possono essere considerate come i grandi gruppi bancari. Noi siamo altro.

Negli ultimi anni il mondo cooperativo bancario sta evidentemente soffrendo. I segnali sono molto evidenti rispetto al quadro di riforma progettato nel 2016. Non è possibile una trasformazione?
Sarebbe auspicabile oltre che necessario. Lo scorso autunno, in occasione dell'assemblea di Confcooperative, il premier Giuseppe Conte ha ammesso che su questi temi “dobbiamo avviare e condurre un’appropriata riflessione”. Ma al momento non si è mosso nulla.

La riforma del 2016 era nata per rafforzare le banche di credito cooperativo dal punto di vista patrimoniale e renderle più resilienti – e questo va bene - ma al tempo stesso rischia di portare a un’eccessiva omologazione regolamentare del modello bancario con vincoli pensati per le banche cosiddette sistemiche che rischiano concretamente di frenare l’erogazione di liquidità sul territorio.

Sono 250 le banche di credito cooperativo presenti in oltre 2.600 Comuni. Non si può chiedere al credito cooperativo di essere banca di territorio senza gli strumenti di legge e di normativa che gli occorrono per svolgere al meglio questo ruolo.

La normativa bancaria europea e la vigilanza per le BCC dovrebbero essere semplificate e dovrebbero riconoscere queste banche come “non significanti” in modo da valorizzarne il ruolo di banche piccole e non complesse.

Con la Riforma, infatti, le banche di credito cooperativo sono diventate significant – ovvero significative sotto il profilo del rischio – e
vengono considerate come i grandi gruppi bancari sottoposti al meccanismo di vigilanza unico che fa capo all’Eurotower.

Il paradosso è che le Bcc sono considerate significant soltanto a causa dell’adesione a un gruppo bancario cooperativo.

Questo comporta che una piccola Bcc, anche con quattro o cinque sportelli, oggi viene assoggettata alle stesse regole previste per i colossi bancari europei, con tutto quello che ne consegue in termini di possibilità di finanziare piccole e medie imprese, artigiani e famiglie.

Le restrizioni non riguardano solo il credito e l'attività bancaria, ma anche l'impegno che da sempre le Bcc hanno a sostegno del territorio in termini sociali.

Per questa ragione, questo famigerato 2020 ci ha portato un bel regalo: lo scorso autunno abbiamo costituito Connessioni, una nuova impresa sociale formata da Cassa Padana, Acli, Immobiliare sociale bresciana e Fondazione Padernello. Connessioni ci consentirà di lavorare sul territorio e per il territorio in modo più agile, come abbiamo sempre fatto. E come non rinunceremo a fare".

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